Da qualche parte a New York, c'è una piccola cappella,
sconosciuta ai più. E' la cappella dell'organizzazione conosciuta
come "Il Regno". All'interno di questa cappella, inginocchiato
davanti al crocifisso, c'è un uomo di circa 70 anni, con addosso
le insegne sacerdotali. Le sue mani sono incrociate, il volto pieno
di rughe è appoggiato a loro, i suoi occhi non sono semplicemente
chiusi, ma stretti come se si sforzasse di tenere giù palpebre.
Un uomo vestito molto elegantemente entrò nella cappella.
- Padre O'Neill?
L'uomo riaprì gli occhi, di un grigio chiaro e fece come per
rialzarsi.
- Cosa c'è?
- Il nostro nuovo agente sta per entrare in azione.
- Contro McRonald?
- Si, contro di lui!
- Come si chiama?
- Francisco Castillo, padre.
Padre O'Neill sorrise.
- Che incredibile coincidenza. Lui come sta?
- Pare che stia bene, per ora, ma
- Ma?
- Non sappiamo per quanto tempo ancora potremmo tenerlo in queste condizioni,
e poi
- E poi?
- Che cosa succederà se un agente muore?
Padre O'Neill si alzò dall'inginocchiatoio, facendosi il segno
della croce.
- Lo sapremo al momento giusto, figliolo! - disse mentre usciva dalla
cappella.
Quartiere spagnolo di New York.
La moglie e le due figlie di Castillo sono accovacciate in una angolo
dell'ingresso, spaventate e tremanti . Il loro capofamiglia, marito
e padre, stava riempito un borsone d'armi di varia natura. Le fissò
con uno sguardo spento per un attimo, per poi indossare una maglia nera
con un teschio bianco stampato sopra, per poi uscire senza dire una
parola. La moglie, mentre le lacrime le rigano il volto, si sta chiedendo
se lo rivedrà ancora in questa vita.
I giganteschi palazzi di Manhattan sono sedi di grandi aziende, reparti
amministrativi di multinazionali, imprese d'assicurazioni e uffici statali.
Al loro interno si annidano anche aziende di facciata, che servono solo
a coprire i loschi affari dei loro proprietari. Una di queste è
l'Atmed, che ufficialmente produce servizi integrati per le applicazioni
web, ma in realtà serve a coprire l'import/export di droga attuato
dal suo fondatore, Kenny McRonald.
Nella sala d'attesa dell'ufficio ci sono quattro uomini, il professor
Carmody, il professor Cumminghan, un loro collaboratore e un ragazzo
dall'aspetto scheletrico e dallo sguardo vacuo. La segretaria lo fissò
inorridita mentre abbassava la cornetta del telefono, per poi rivolgersi
al professor Carmody.
- La sta aspettando. - disse con una voce spenta.
Carmody si alzò, seguito dagl'altri, ed entrò nell'ufficio.
Carmody gli venne incontro sorridente.
- E' un piacere rivederla! - disse stringendogli la mano.
- Anche per me, signor McRonald. - rispose.
- La prego, mi chiami Kenny!
- Preferirei mantenere un certo distacco professionale! - rispose.
Kenny rimase interdetto, poi scrutò il ragazzo.
- E' lui?
- Si, è lui!
Lo fissò, afferrandosi il mento con una mano.
- Non mi sembra molto sveglio!
Carmody fissò Kenny quasi volesse incenerirlo.
- Si fidi, al momento giusto diventa una belva!
Kenny si sedette dietro la scrivania.
- Accomodatevi! - disse.
Carmody e Cumminghan non se lo fecero ripetere, mentre l'assistente
e il ragazzo rimasero in piedi.
- Come sapete nelle ultime settimane le cose sono molto cambiate nella
malavita newyorkese. - gli altri annuirono - I grandi capi sono caduti
in un vortice giudiziario, e adesso il campo è libero per noi
ex piccoli pesci. Ma la battaglia si annuncia dura, sia perché
i pesci piccoli, è risaputo, sono sempre di più di quelli
grossi, sia perché si sono messi in moto atti di violenza urbana
che hanno spinto le forze dell'ordine ad aumentare la vigilanza.
Si alzò e si avvicinò al ragazzo.
- E qui entra in gioco il vostro "servizio"! - disse mettendo
la mano sulla sua spalla - Ho saputo di voi, delle vostre ricerche e
dei vostri risultati nel campo, e in questa società così
piena di super esseri che ci minacciano ogni giorno, il vostro "prodotto"
è la soluzione migliore.
Carmody sorrise.
- Certo, quello che ho letto sullo stato attuale di sviluppo non è
propriamente incoraggiante, ma sono certo che nel prossimo futuro sarete
in grado di sviluppare ulteriormente la vostra offerta.
Carmody si alzò in piedi.
- Stiamo già sviluppando un nuovo modello d'intervento, che ci
darà i risultati sperati entro brevissimo tempo. Di seguito lanceremo
una breve sperimentazione, prima di lanciarlo sul mercato.
- Ora però vorrei vederlo all'opera!
- Ha qualcuno da sacrificare? - chiese Carmody.
Kenny sorrise, poi accese l'interfono.
- Fai entrare Everett! - disse alla segretaria.
Dopo qualche secondo un uomo alto quasi due metri, una montagna di muscoli,
entrò nella stanza.
- C'è qualche lavoretto per me?
Kenny si sedette.
- Everett, sai una cosa? Ho scoperto che nonostante gli alti introiti
dello spaccio, una modesta quantità di droga, pari al 5% del
tutto, scompare misteriosamente.
Everett fissò il suo capo.
- So già cosa vuole, e sono pronto a punire il ladro
- No, Everett, tu non sai cosa voglio! - disse, prima di rivolgere il
suo sguardo a Carmody.
Quest'ultimo rivolse il suo all'inserviente, che prese dalla tasca una
specie di telecomando, poi si avvicinò al ragazzo, lo voltò
affinchè potesse vedere l'uomo di Kenny e si allontanò
premendo il pulsante del telecomando.
Un attimo solo e l'espressione del ragazzo mutò, da inerte divenne
tirata, i suoi denti digrignavano, i suoi muscoli andarono in tensione,
e un grido soffocato uscì dalla sua bocca. Prima che Everett
potesse rendersene conto, il ragazzo era già su di lui e gli
aveva spezzato il braccio destro, facendogli lanciare un urlo di dolore.
Poi gli infilò le dita scheletriche nell'intestino, penetrandolo
e facendone uscire sangue. Per ultimo, gli afferrò la testa con
l'altra mano e con una mossa rapida e dolorosa gli cavò gli occhi.
Kenny fissò la scena tra il disgustato e il divertito, mentre
Everett cadeva a terra urlante ed esangue. Poi il ragazzo si girò
a fissare gli altri, pronto ad aggredirli, ma l'inserviente fu lesto
a premere il pulsante e tornò inerte com'era prima.
Kenny si avvicinò al suo uomo.
- Non dovresti mai rubare al tuo titolare, specie se lui è un
criminale! - disse.
- N-non sono s-stato io
è s-stato Ramirez - disse, prima
di spirare accompagnato da un rantolo.
Kenny fissò il lago di sangue.
- Avresti dovuto dirmelo prima, idiota!
Poi si rivolse ai suoi interlocutori.
- Davvero interessante, credo proprio che firmerò il contr
In quel momento suonò il telefono. Rispose.
- Che succede?
Uno dei suoi uomini all'ingresso rispose.
- Il Punitore è qui
- disse, mentre si udivano rumori di
spari.
Si rivolse al ragazzo, che lo fissava col suo sguardo spento.
- Ed ora mi fornirai prova della tua forza in uno scontro vero! - disse.
L'atrio dell'Atmed era diventato in pochi minuti un mattatoio. I corpi
degli uomini di McRonald giacevano un po' ovunque, crivellati di colpi,
dentro pozze di sangue. Castillo si aggirava tra loro, guardandosi bene
dallo sparare alle spaventate segretarie che scappavano via urlando
e piangendo. Percorse lentamente il corridoio centrale. Improvvisamente
un uomo armato gli si parò davanti, scaricando la sua pistola
sul teschio, ma senza far alcun effetto, vista la protezione del kavlar,
se non un leggero sbandamento. Castillo non perse tempo e sparò
una raffica contro l'uomo, colpendolo alla testa e uccidendolo.
Si fermò: davanti a lui c'era la porta dell'ufficio di Kenny
McRonald, il suo obbiettivo. Fece cadere il caricatore vuoto dal mitra
e ne mise un altro. Poi si avviò verso la porta e l'aprì.
Ad aspettarlo c'era Kenny McRonald e un ragazzo, visibilmente emaciato
e dallo sguardo spento. Kenny lo guardò come stupito, mentre
con le mani giocherellava con un telecomando, e sorrise.
- Tu non sei Frank Castle! - disse.
Castillo indurì lo sguardo.
- Io sono Frank Castle!
Alzò il mitra, pronto a sparargli, ma Kenny fu più veloce
a premere il pulsante del telecomando. La giovane cavià si avventò
su Castillo, prendendosi in pieno petto una raffica, ma aggredì
lo stesso, colpendolo con un pugno al volto, facendolo così cadere
rovinosamente a terra e perdere l'arma. Castillo accennò a rialzarsi,
ma il ragazzo fu ancora su di lui e gli afferrò il collo, stringendolo.
Castillo cercò di divincolarsi, e con un atto estremo di forza
allontanò la furia da lui con un calcio nello stomaco. Si rialzò
e afferrò il mitra, ma il giovane gli balzò alle spalle
e con un morso gli recise la carotide. Castillo cadde in ginocchio,
mentre con le mani cercava di tappare lo squarcio generato dal morso,
ma non ci fu nulla da fare e cadde riverso a terra, esanime.
Il ragazzo si girò verso Kenny, ma lui premette il pulsante del
telecomando, e lui si quietò, ma solo allora si rese conto dei
colpi nel suo corpo e cadde anche lui morto a terra.
In quel momento, da una stanza accanto, apparverò Carmody, Cumminghan
e il loro assistente.
- Cosa ve ne sembra allora del nostro progetto? - chiese il primo.
- Approvato a pieni voti! - rispose Kenny - Sarò uno dei vostri
finanziatori nel progetto "Perfect Killer", potete giurarci!
Carmody e Cumminghan sorrisero soddisfatti.
Altrove, nella sede dell'organizzazione segreta conosciuta come "Il
Regno", qualche minuto prima.
- Signore, signore, - disse uno dei tecnici, mentre la console davanti
a lui emetteva un suono d'allarme, rivolto a padre O'Neill - qualcosa
non va!
- Che succede!? - fu la sua risposta allarmata.
- Il soggetto è in difficoltà
sembra quasi che
- fissò con lo sguardo allarmato il monitor, per poi rivolgersi
al sacerdote - E' morto!
Padre O'Neill si rivolse ad un altro tecnico.
- E lui?! - chiese allarmato.
Il tecnico chinò il capo e scosse la testa.
- Si sta risvegliando!
Note: la
storia comincia ad intricarsi, e come avete potuto notare di Frank Castle
ancora nessuna traccia. Ma nel frattempo le trame si evolvono, e presto
molti nodi verranno al pettine e molte cose verranno spiegate, potete
esserne certi. E non vi preoccupate per il Punitore originale, perchè
nel prossimo episodio farà la sua reentrè.
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